GENESIO MYSTERY PLAY, ritratto barocco di un commediante e martire, tratto da Lo fingido verdadero di Lope De Vega. Regia di Luca Vonella. Consulente drammaturgica Chiara Crupi. Musicisti Paolo Tesbia, Alessandro Artico. Con Chiara Evangelista, Stefano Pavone, Luca Vonella.
Teatro a Canone Trino. Patrocinio Instituto Cervantes, Roma.
Qualche anno fa accettai la commissione di uno spettacolo su San Genesio quasi unicamente perché a L’Aquila, avevo saputo che Nando Taviani se ne era interessato ed aveva pubblicato un suo studio sull’argomento. Avevo una buona occasione per addentrarmi in un rovello di Nando, conoscerlo meglio ed oltretutto, avevo un testo affidabile che mi avrebbe aiutato a contestualizzare il mio spettacolo.
Nel saggio Né sacro né profano, Taviani indica Lo fingido verdadero di Lope de Vega come il più interessante testo teatrale sull’agiografia di Genesio. Lo adottai; informai Nando del mio progetto e ne parlammo al telefono.
Reagii alle sue indicazioni spostando il punto di vista di tutto il dramma sulla compagnia dei comici guidata da Genesio e la ambientai nel Seicento anziché nel 303 d.C. Quindi sforbiciai Lo fingido, un testo con trenta personaggi, imperatori, consoli, soldati e tribuni, ambientato in Persia e a Roma stringendo il campo su cinque attori, buffi e miseri. Bergman diceva che il punto di vista di un’inquadratura equivale ad una questione morale. Arrivano alla corte di Diocleziano per mettere in burla il rito battesimale dei cristiani come era consuetudine fare all’epoca in cui, gli stessi cristiani, venivano perseguitati crudelmente.
Genesio e i suoi compagni sono mestieranti, si presentano con la loro cultura nomade e i loro lazzi. Questa volta però, il loro capocomico si convertirà in scena lasciando tutti a bocca aperta, compreso Diocleziano il quale irromperà nello spettacolo e lo farà decapitare. La compagnia dei commedianti viene prima interrogata, poi espulsa da Roma. Come si potrà sostituire Genesio dato il repertorio a disposizione? Già, perché Genesio, è andato oltre il teatro. Come dice Taviani nel suo saggio, si è transformed. Non ritorna alla sua condizione iniziale di mimo professionista. Travalica il confine della finzione, si converte, muore, dunque si salva. I suoi attori, invece, rimangono esuli, sulla terra. Lope de Vega dedica buona parte delle ultime battute agli attori e alle attrici rimasti orfani del loro capocomico. Come faranno gli attori e le attrici a campare ancora di teatro? E anche questo tema, è affrontato senza tragedie, con spirito pratico.
In tutto il corso de Lo fingido ben si comprende quanto a fondo Lope de Vega conoscesse la vita quotidiana degli attori, ricreando le dinamiche in cui, talvolta, i gruppi si si incagliano, i loro bisticci, i loro conflitti ed i loro modi di ripartire ogni volta con rassegnato amore. Quella vita l’ha respirata, ne ha fatto parte, ne ha scritto.